L'ingresso di Daisy De Rata fu simile a un'apparizione onirica. Mi sembrò la scena di un film girato al rallentatore: forse era lei, forse il mio cervello in tilt. Era così bella che dimenticai come si respirava.
Poi si adagiò sulla sedia. Indossava un abito rosso scarlatto, così corto e scollato che anche la sedia parve emozionarsi.
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